CHIEDI E TI SARÀ DATO: IL VERO POTERE DELLA PREGHIERA

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CHIEDI E TI SARÀ DATO: IL VERO POTERE DELLA PREGHIERA

Ti sei mai domandato come mai alcune volte le tue preghiere funzionino e altre no? Perché certe persone riescano a ottenere ciò che vogliono e altre si struggano tutta la vita senza riuscire mai ad arrivare dove si erano prefissati di arrivare? In questo articolo ti spiego come, secondo Gregg Braden, si possa imparare un nuovo modo di pregare capace di trasformarci e di connetterci con ciò per cui stiamo pregando.

la preghiera che non funziona

Se dovessi fare un bilancio di tutte le preghiere che ho fatto nella mia vita per stabilire quante sono state ascoltate e quante invece sono cadute nel vuoto, dovrei far pendere l’ago della bilancia decisamente verso queste ultime. Ho avuto una svolta leggendo Gregg Braden e cominciando a comprendere cosa differenziasse una buona preghiera da una semplice richiesta priva di potere.

Szekely Edmond Bordeaux ha riassunto in una frase gli insegnamenti di Braden circa il motivo per cui la maggior parte delle nostre preghiere cadono in prescrizione e da lì vanno dirette al macero senza nemmeno passare dal via: “se le parole sono dette solo con la bocca, sono come un alveare vuoto […] che non dà più miele.”.

Quando il pensiero non si unisce all’energia che lo alimenta, esso si tramuta in desiderio e perde qualsiasi forza creativa. Per far sì che il nostro pensiero acquisti potere, dobbiamo energizzarlo.

Due sono gli ostacoli che ci impediscono di connetterci con il potere della nostra preghiera:

mancanza di energia emotiva connessa alle parole della nostra preghiera

Finché ci limiteremo a ripetere alcune frasi in modo automatico e vuoto, distaccati da ciò che stiamo chiedendo, non otterremo mai niente.

La nostra preghiera non può venire esaudita se non carichiamo il nostro pensiero con un’emozione, se non la sentiamo dentro con tutto il nostro corpo e la nostra anima.

Presenza di energia emotiva disturbante connessa alle parole della nostra preghiera

A volte riusciamo a connetterci non solo mentalmente ma anche emotivamente alla nostra preghiera e nonostante ciò non riusciamo a ottenere il risultato che desideriamo. Ciò dipende dal fatto che nonostante esistano molti diversi tipi di emozioni, queste possono essere divise in due principali tronconi: amore e paura. Quando chiediamo qualcosa connettendoci alla paura (in cui rientrano il dubbio, l’avversione, la disperazione ecc…) non facciamo che attirare ulteriore paura. Noi scegliamo le condizioni in cui viviamo attraverso ai nostri pensieri e alle nostre emozioni e non potremo mai attirare nella nostra vita qualcosa di cui lamentiamo l’assenza perché staremmo partendo da una vibrazione bassa, legata alla scarsità, alla paura e alla preoccupazione.

buoni propositi

Una parabola tratta dal perduto Vangelo Q recita: “Chiunque cerchi di proteggere la propria vita, la perderà.”. Questo spiega perché preparandoci al bisogno di proteggerci e difenderci da ciò che minaccia la nostra vita, in realtà stiamo portando l’attenzione proprio verso ciò che vorremmo evitare. Attraverso l’avversione e la paura creiamo le condizioni che le permettono di esistere. Ogni cosa ha una vibrazione e se non ci sintonizziamo sulla stessa frequenza di ciò che desideriamo attirare, non riusciremo mai a realizzare la nostra preghiera. Piuttosto che focalizzarci su ciò che non abbiamo, o non vogliamo, quindi, dovremmo portare la nostra attenzione verso ciò che desideriamo e per cui preghiamo; sentendo dentro di noi l’emozione di gioia che proviene dalla consapevolezza del nostro potere di creare benessere e abbondanza in qualsiasi momento lo desideriamo.

LE QUATTRO TIPOLOGIE PRINCIPALI DI PREGHIERA

Le tipologie di preghiera occidentali sono state a lungo studiate dai ricercatori della preghiera, tra cui Margaret Paloma (docente di sociologia presso l’Università di Akron in Ohio) che ha identificato quattro tronconi principali:

  • Preghiera colloquiale:
    Sono le preghiere in cui parliamo in modo informale con Dio per informarlo dei nostri problemi, o ringraziarlo per ciò che abbiamo.
  • Preghiera di petizione:
    In questo tipo di preghiera chiediamo per ricevere cose specifiche, utilizzando formule precise.
  • Preghiera ritualistica:
    Qui ripetiamo delle formule già scritte da altri, soprattutto in determinate circostanze (per esempio prima di andare a dormire, o prima di mangiare).
  • Preghiera meditativa:
    In questo tipo di preghiera non parliamo, ma restiamo silenziosi, aperti e immobili, permettendo alla creazione di esprimersi attraverso di noi.

Prese in considerazione queste quattro tipologie occidentali di preghiera, Braden fa notare come nessuna delle tradizioni antiche, indigene ed esoteriche con cui è entrato in contatto nei suoi viaggi e nei suoi studi utilizzi queste modalità di preghiera. È possibile, si chiede, che esista una quinta modalità di preghiera?

Analizzando alcuni eventi definiti miracolosi (come guarigioni da malattie terminali, scomparse di ferite e la rinuncia di bombardamento in Iraq in seguito a una preghiera per la pace) comincia a delineare il segreto che circonda la quinta modalità di preghiera, dimenticata da noi occidentali ormai da tempo. Questa modalità è stata studiata anche dalla fisica quantistica che, attraverso una nuova comprensione del concetto di tempo e di punto di scelta, ammette che ognuno di questi miracoli non sia in realtà un risultato che già esiste.

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Tutta la materia ha origine ed esiste solo in virtù di una forza che fa vibrare le particelle di un atomo e che tiene insieme il minuscolo sistema solare dell’atomo… Dobbiamo supporre l’esistenza di una mente conscia e intelligente dietro a questa forza. Questa mente è la matrice di tutta la materia.
Max Planck

LA QUINTA MODALITÀ DI PREGHIERA

Gli insegnamenti di cui parla Braden sono mutuati dalle più antiche tradizioni dalla terra e in particolare dai maestri Esseni, la cui filosofia era molto vicina a quella della tradizione Buddista e Cristiana.

Secondo i maestri Esseni, “tre sono le dimore del Figlio dell’Uomo […] esse sono il suo corpo, i suoi pensieri e i suoi sentimenti […] Per prima cosa cerchi il Figlio dell’Uomo la pace nel suo corpo… poi il Figlio dell’Uomo cerchi la pace nei suoi pensieri… Poi il Figlio dell’Uomo cerchi la pace nei suoi sentimenti.” In questa frase è condensata la formula della quinta modalità di preghiera, il segreto che permette ai miracoli di manifestarsi anche nella nostra vita.

Questo scritto ci invita a ridefinire ciò che sperimentiamo all’esterno rivolgendo la nostra attenzione a ciò che siamo diventati all’interno di noi. In parole più semplici: se desideriamo manifestare qualcosa nella nostra vita, dobbiamo prima diventare interiormente quelle stesse condizioni che desideriamo manifestare. La via per farlo è trovare la pace dentro di noi, prima di tutto nel corpo, poi nei pensieri e infine nei sentimenti. Gli Esseni stabiliscono una differenza tra emozione, pensiero e sentimento, i tre ingredienti segreti di una preghiera efficace.

L’emozione è la fonte di potere che ci spinge verso i nostri obiettivi. Può essere fluida, o trattenuta (allora diventa desiderio). Esistono due emozioni primarie opposte: amore e paura.

Il pensiero è il sistema guida che dirige le nostre emozioni. In assenza di emozioni, però, non ha alcuna potenza creativa.

Il sentimento rappresenta l’unione dell’emozione e del pensiero. Si manifesta quando sentiamo, quando cioè i nostri pensieri si uniscono con le nostre emozioni. Questo rappresenta il segreto della preghiera, poiché la creazione risponde solo al sentire umano.

La quinta modalità di preghiera si basa dunque sul sentire. Noi scegliamo le condizioni in cui viviamo in base ai nostri sentimenti che sono l’unione dei nostri pensieri e delle nostre emozioni.

Questa legge ci invita a prenderci la responsabilità delle nostre scelte e mettere a fuoco le esperienze positive che scegliamo anziché focalizzarci su quelle negative che non vogliamo. La creazione risponde sempre ai nostri sentimenti, dobbiamo quindi prestare molta attenzione se essi si basano sulla paura, o sull’amore.

mindfulness

Quando chiediamo qualcosa, diamo un riconoscimento a ciò che non abbiamo. Continuare a chiedere dà potere a ciò che non abbiamo realizzato. La chiave per interrompere questa modalità erronea di preghiera, sta nel sentire gioia e amore, ma soprattutto gratitudine per tutto ciò che è ed è stato. Questo ci dispone in un atteggiamento di apertura e di scelta.

I tre step della preghiera diventano quindi:

1.       Ringraziare per tutto ciò che già è e per ciò che è stato,

2.       Sentire cosa si prova nel realizzare ciò che si sta chiedendo (se chiedo la pace, devo sentire questa pace dentro di me),

3.       Ringraziare per l’opportunità che abbiamo di scegliere quale creazione vogliamo sperimentare.

In questo processo, noi siamo parte attiva. Anziché chiedere che il risultato della nostra preghiera si realizzi, rendiamo grazie per ciò che siamo certi di aver creato. Da qualche parte dell’intero universo, infatti, la nostra preghiera è già stata esaudita. Una volta che creiamo l’immagine mentale che corrisponde al nostro desiderio e che proviamo nel cuore il sentimento corrispondente, tutto è già realizzato!

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Il segreto della preghiera risiede quindi nel sentire che la nostra creazione è già stata realizzata. Tutto questo è slegato da aspettative, giudizi e dubbi, perché la fede prevale su tutto e assume un significato nuovo, diventando l’accettazione del nostro potere in quanto forza capace di creare.

Bibliografia:

Gregg Braden, L’effetto Isaia, decodificare la scienza perduta della preghiera e della profezia, Macro Edizioni, 2011

Gregg Braden, La scienza perduta della preghiera, il potere nascosto della bellezza, della benedizione, della saggezza e del dolore, Macro Edizioni, 2009

Gregg Braden, La matrix divina, Un ponte tra tempo, spazio, miracoli e credenze, Macro Edizioni, 2009

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